"Nei Bluvertigo era lui il più mascarato della band. Poi con Morgan le strade si sono un poco separate (ma con serenità, pare). E nel frattempo Andy si è dato a pittura e installazioni d'arte. Sempre nel culto dei fertili anni '80"
Nella factory di Andy, a Monza, ci sono i quadri. Ci sono le musiche di un disco solista che prende forma. E c'è lui, che con il look omaggia la creatività effervescente degli anni '80. Fatale che gli venisse voglia di diventare lui stesso, fisicamente, un soggetto artistico.
C'è in rete una tua performance per la Biennale di Firenze intitolata 15 Minutes, in cui ti spogli e ti rivesti. Pare che tu ultimamente abbia questo impulso. A che si deve?
"In realtà ho sempre avuto un pessimo rapporto col mio corpo. Volevo una terapia d'urto. In fondo il fisico tiene bene, corro e faccio chi-kung, una pratica taoista meditativa ed elasticizzante. Il problema resta posare: o lo sai fare, o sei buffo… Devo lavorarci".
Nei tuoi quadri compaiono soggetti erotici variegati: Sofia Loren, Lamù, Dita Von Teese. Chi è per te il soggetto più erotico di sempre?
"Uma Thurman in Henry & June. Artisticamente mi intrigano le foto di Helmut Newton e le visioni angeliche di Bouguerau, pittore francese ottocentesco. Da ragazzo, nessun dubbio: Fujiko di Lupin III".
Ci siam passati tutti. La musica più erotica?
"Unsound Methods dei Recoil, la band di Alan Wilder, ex Depeche Mode. Darkissimo ma di un erotismo eccezionale".
Facevi pattinaggio artistico. Avevi capelli elaborati. Ti piaceva Bowie. Ti avranno dato del gay.
"Di continuo. Ho anche l'amico gay che mi dice: "Tu sei frocio e non lo sai". Non so che dire: sono etero, non ho mai avuto esperienze né desideri di omo/bisessualità. Però tanti etero fanno pattinaggio: si trovano gran belle ragazze…".
Girano gustose voci su di te: eri innamorato di Morgan, e geloso di Asia.
"Davvero? Quando si sono messi insieme ero contentissimo perché Morgan veniva da tanti casini. Camminava a un metro da terra: lui ha un concetto di amore molto profondo… E decadente. Le poche volte che io e Asia ci siamo visti mi sono trovato benissimo. Con Morgan non ho mai discusso o litigato, e se ho avuto una reazione non è stata di gelosia ma di spiazzamento per il collasso del gruppo. Una band significa persone che crescono insieme, spesso è più che una famiglia. Se te la tolgono, è un trauma".
I Bluvertigo sono finiti?
"L'altr'anno per la reunion dal vivo abbiamo ritrovato un'alchimia bellissima e divertente. Pensavo potessimo anche mettere le nostre nuove idee in un disco, ma per quello bisogna frequentarsi. Impegni e strade diverse non lo hanno consentito".
Morgan ormai è incontenibile. Il gruppo oggi sarebbe del tutto sbilanciato.
"Ha svolto un percorso di trasformazione profonda. Può darsi che, d'un tratto, trovarsi a concludere un concerto coi Bluvertigo e la sera stessa volare a Los Angeles da Asia abbia destato ambizioni diverse. Ma forse invece era un'evoluzione della stessa ambizione che ha portato lui, e noi tre con lui, da una stanza di Monza a un contratto discografico. Forse lui il desiderio di fare qualcosa come Bluvertigo ce l'avrebbe anche, ma dal punto di vista pratico è difficile e lui non lo ammette apertamente, il che è un problema, così come il fatto che ci sia ancora un contratto in sospeso. E senza di lui non possono esserci i Bluvertigo, perché obiettivamente lui è il fautore della maggior parte di quanto abbiamo creato".
E tu, incontenibile lo sei mai stato?
"Cose da rockstar non ne ho mai fatte. Sono rimasto tranquillo anche nel momento di massimo inebriamento, mai sfasciato camere di albergo… Al massimo le usavo per serate carine con le ragazze: UNA, non due o tre. Niente di orgiastico, non mi attrae ciò che è estremo, pur frequentando contesti estremi".
Ma tu sei uscito o no dagli anni '80? Hai ancora quel taglio di capelli…
"Mi ci riconosco ancora. In ogni caso dagli anni '80 non esci vivo, come dicevano gli Afterhours, se valuti soltanto l'aspetto sociale, craxismo e yuppismo. Ma artisticamente sono molto legato agli anni dal '77 all'85 per le innovazioni musicali e artistiche: Keith Haring, Basquiat… C'era più freschezza e comunicazione tra mainstream e nicchia. Le realtà underground erano così vivaci da arrivare ai giornali insieme a Duran Duran e Spandau Ballet: anche Tuttifrutti o Rockstar parlavano dei Bauhaus. Le radio erano aperte a sonorità differenti, su VideoMusic c'era The Tube…".
Mentre il decennio che abbiamo lasciato…
"Ha avuto una connotazione tecnologica devastante e virale. Penso che sia stato messo in piedi un sistema molto complesso di manipolazione, di controllo sull'individuo. Dal punto di vista dell'immaginazione, la diffusione di massa di questo sproposito tecnologico provoca una saturazione tale da penalizzare la curiosità: c'è troppa roba e tutta a portata di mano. Non c'è vero culto né scoperta, emozione: per me l'acquisto della videocassetta dei Virgin Prunes in negozio era una conquista, tornavo a casa pregustandola, prepararmi a vederla era un rituale, trovarla su YouTube o scaricarla non è lo stesso. E ci sono applicazioni geniali, ma non c'è il tempo di sfruttarne le potenzialità, tutto è obsoleto in un attimo".
Quando fai il deejay nei club che cosa annusi per questo decennio?
"Ancora revival. Però mi interessa la generazione cresciuta coi GameBoy, ho visto un duo tedesco utilizzare il videogame come strumento: notevole! All'inizio fare il dj mi pareva un ripiego rispetto a suonare in una band, poi ho scoperto che mi consente di fare ricerca, di capire certe cose sulla musica. Ad esempio che Blue Monday dei New Order messa in un centro sociale o in una festa aziendale causa la stessa vibrazione a persone differenti come ceto, attitudine ed età".
